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Gesù, consumato fra le sue mani all'altare.' La messa, come prima la santa comunione, divenne tosto il centro spirituale, il momento supremo della sua giornata, al quale andavano ardenti i suoi sospiri e i suoi desideri. Un suo primo biografo, deducendo da documenti diretti, ci può assicurare che il Beato « fatto sacerdote, due ore di me– ditazione impiegava a prepararsi al santo sacrificio, celebrava con tal fervore che commuoveva a devozione i circostanti, poi vi faceva seguire due ore di ringraziamento. La sua giornata era una continua preparazione e ringraziamento, spesso vi impiegava quasi le intere notti, anche nel più duro inverno » (20). Quale preparazione avrà premesso alla sua prima celebrazione? La mattina del tre giugno egli celebrò a Brescia, non sappiamo dove, ma quello fu certo un giorno eucaristicamente pieno. Poi coi suoi compagni, destinati come lui alle parrocchie della valle, si mise in viaggio per Berzo, tutto in festa per lui. Quando, la mattina del quattro, parroco e popolo lo andarono a prendere in casa per accompagnarlo in chiesa, tutti lo videro pal– lidissimo, con .gli occhi bassi, profondamente raccolto. Assorto nel mistero che lo attendeva all'altare, egli non avvertì quasi nulla della festa popolare. Là dove era apparsa la Vergine santissima, dove la mamma lo aveva portato tante volte bambino e aveva pregato per lui, dove egli stesso aveva promesso fedeltà e amore, Dio lo attendeva per un nuovo scambio di impegni e di doni, come nella cattedrale di Brescia. In quel suo contegno fermentano i concetti fissati nel diario, ricavati dalla nota opera del p. Chaignon: « Il sacerdote santificato». « Industria per ben celebrare: 1 - Fissatevi bene in mente: come in nessuna azione ha Gesù Cristo dimostrato tanto il suo amore, così in nessuna dobbiamo noi manifestargli tanto la nostra gratitudine con una devota cele– brazione. Giacchè tanto l'offendiamo fra il giorno, precuriamo compensarlo nella santa messa. 2 - La messa devota è la miniera onde possiamo cavare infinito merito. 3 - Fatto l'abito a celebrare tiepidamente, s1 corre il rischio di ri– ceverlo tiepidamente anche in morte» (21). (20) P. VALDEMIRo BoNARI, O.F.M.-Cap., o.e. P., p. 258, Cf. AP., c. 34, b. 6. (21) I, p, 35, -66-
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